SOTTO IL CIELO DI ATLANTA

Atlanta, USA. Un grande amore impossibile. Un amore insinuato attraverso quattro decenni di una provincia americana vissuta di precise convenzioni, di riti, sentimenti, di fasti e di squallori che la sua cultura ha saputo di volta in volta costruire e distruggere. Sotto il cielo di Atlanta, il mito di una società orgogliosamente borghese, chiusa nei suoi privilegi, ma dai contorni imprecisi da cui emergono frammenti di vita, tensioni, passioni e un senso epico del destino che richiama quello soffuso in un altro grande romanzo americano, Via col vento. Così si consuma, anno dopo anno, questo amore che nasce dall’infanzia e che unirà come una ragnatela mostruosa i due cugini Shep e Lucy, che invano cercheranno di costruirsi un’esistenza autonoma. Il giuramento infantile fatto da Shep alla piccola Lucy, di proteggerla per tutta la vita, diventerà una trappola psicologica da cui nessuno dei due saprà liberarsi. C’è una consapevolezza di incesto, in questo rapporto, che avrà concretezza con la nascita della piccola Malory, sulla quale Shep riverserà il suo impegno di protezione, l’unica forma d’amore che le circostanze gli consentono; mentre Lucy sarà coinvolta in una lunga serie di tentativi di risolvere altrove da Shep la sua ininterrotta “ricerca del padre”.

Quello offerto dal romanzo in dimensione freudiana è un vasto affresco sociale in cui si riflette una campionatura precisa si storia americana, dove una Atlanta o una Dallas rispecchiano un momento di realtà che è difficile scindere da certi avvenimenti, da certe angosce che si sono proiettate sul mondo, fino a noi. Sono gli anni della guerra di Corea prima e del Vietnam poi, dei Kennedy, di Martin Luther King, della guerra fredda, delle tensioni razziali. Tutti fatti che rientrano in queste pagine sapienti, brillanti, serrate, avvincenti, con la stessa forza dei tratti dei protagonisti.